E rieccomi. E’ passato un bel pò di tempo dall’ultimo post: ultimi lavori chiusi, ritorno in Italia, un pò di tempo dedicato a famiglia, ragazza, amici. Adesso è tempo di ricominciare a lavorare per un altro anno (a proposito: buon 2010 a tutti). Quest’anno cambierò vita, farò un sacco di soldi, e imparerò a fare il moonwalking come si deve.

Buoni propositi a parte, mi piace iniziare l’anno con una citazione, un link, e un augurio:

The successful visual journalist in the new media economy is therefore going to be someone who embraces the logic of the web’s ecology, using the ease of publication, distribution and circulation to construct and connect with a community of interest around their projects and their practice. (…) It won’t be easy (but when was photojournalism or documentary photography easy?), but the successful visual journalist will be someone who uses social media (in combination with the more traditional tools of books, exhibitions and portfolios) to activate partnerships with other interested parties to fund their stories, host their stories, circulate their stories, and engage with their stories. The social value of this is obvious, and this social value will be the basis for drawing economic value so the work can continue.

Parole di David Campbell, che ha un blog su politica e media che consiglio a tutti di leggere. L’idea di Campbell è potente, molto potente, e piace pensare che, finalmente, si sia trovata una via d’uscita allo stallo in cui il fotogiornalismo sta versando da un bel pò di tempo (perché che sia necessario trovare un altro modello di funzionamento, su quello non c’è dubbio). Quello che ancora mi lascia perplesso, è che pochi riescono a dare esempi concreti, e operativi, di come questa connessione con i social network dovrebbe funzionare, e di come dovrebbe incoraggiare l’economia. Insomma: sulla carta sembra funzionare, ma in pratica?

Io intuisco che funzionerà, anche se ancora non so immaginarmi come. ma forse tocca proprio a noi fotografi inventare modelli che funzionino. E, con l’augurio di riuscirci, e di riuscire, chiunque, a trovare il modello funzionante, auguro un grande 2010 a tutti.

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  1. un esempio in pratica…

    leggendo la citazione di Campbell, mi è subito venuto in mente Onnik Krikorian, blogger e fotoreporter britannico, che vive in Armenia da una decina d’anni. http://www.lightstalkers.org/oneworld , http://globalvoicesonline.org/author/onnik-krikorian/, http://www.flickr.com/photos/24674184@N00/

    collabora con varie testate, sia stampa, sia tv, sia online, e altre organizzazioni. sono certo che riesca a trovare la maggior parte dei suoi lavori pagati attraverso il suo iper-attivismo in blog e social network (facebook, e vari canali twitter). così l’abbiamo trovato anche noi ad Osservatorio. così l’hanno sicuramente trovato per gestire un nuovo progetto di peacebuilding 2.0 finanziato dall’ambasciata britannica in Armenia e da TOL (http://cau.blogs.tol.org/).

    insomma, Onnik non è certo “solo” un fotografo…ma unendo le sue capacità da fotografo, da reporter, e da esperto e veterano di blog e social network, riesce a lavorare.

    sono convinto che la sua presenza nel mondo 2.0 sia fondamentale per permettergli di trovare la maggior parte dei lavori retribuiti che svolge…

    giornalisti di testate stampate importanti e autori di servizi per la televisione quando devono seguire una nuova storia, come tutti, cercano in google. cercano belle immagini, contenuti, contatti, e a volte anche un po’ di logistica. più di questi elementi sei in grado di fornire, più è facile convincere il soggetto a pagarti….

    ma in ogni caso, prima deve trovarti. da qui la necessità si avere una presenza online (blog e social network), per essere trovati. in questo senso, piazzare proprie fotografie in un gruppo facebook che denuncia una situazione (o lanciare il gruppo stesso), può non essere tempo perso, in particolare se questa è un’occasione per spargere rimandi al proprio lavoro più approfondito pubblicato altrove. cioè, almeno in parte, blog. chi dice che Facebook ha ucciso i blog, sbaglia, un po’ come chi cantava “video killed the radio star”… 🙂

    ciao antò, a presto!

    g.

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