Da quando ho iniziato la mia piccola ricerca di poesie che trattano di scienza, o che giocherellano con argomenti scientifici, ho scoperto Popinga. Il suo blog è sempre un bello stimolo. Oggi Popinga ha postato una serie di Limerick scientifici, genere che sembra preferire, anche per l’umorismo che richiede. Ha delle punte di genialità, secondo me:

C’era un metodo di datazione assoluta

che si lagnava della poca fama avuta:

“Carbonio 14, potassio–argo…

sol per me c’è questo embargo!

Perché rubidio–stronzio lo si rifiuta?

Povero rubidio – stronzio…. Mi ha fatto pensare  alla visita, che ho fatto da poco, di un laboratorio fisico in cui si facevano analisi archeologiche non distruttive, usando degli acceleratori di particelle. A dire il vero era la parte meno movimentata di tutto il laboratorio, con un piccolo aggeggio che sparava raggi x dentro i reperti da studiare. Altrove era tutto un turbine di acceleratori lineari, ciclotroni, robot, osservatori astrofisici piazzati in mezzo al mare. Spero di poter postare qualche fotografia al più presto possibile.

Mi è sempre piaciuto girare per laboratori, sono pieni di spunti interessanti per mostrare delle meningi che lavorano a pieno regime. Durante la mia visita ai LNF, per esempio, mi capitava di vedere elettromagneti, pezzi di linea, aggeggi di diversa natura sparsi a zonzo per le sale sperimentali. Evidentemente erano lì in attesa di essere sistemati, di essere portati altrove; ma chi capita nel mezzo di queste operazioni vede un mucchio di cose inventate da chissà chi per ottenere chissà quale genere di dati. A un certo punto sembra di vedere il dialogo continuo tra queste macchine complesse e affascinanti e le persone che ci lavorano dentro. Chissà cosa tirerebbe fuori Popinga da un incontro tra acceleratori circolari e Linac, o tra tutte le cose che è possibile trovare in un laboratorio.

Osservare il dialogo tra acceleratori di particelle, poetare su metodi di datazione. La scienza è ben lontana dall’essere un noioso insieme di conoscenze difficili, e, presa per il verso giusto, può diventare la più interessante delle fonti di ispirazione. Sono convinto che, se è possibile poetare, e fare dell’umorismo (come prevede la definizione di Limerick), su centrali nucleari e mitocondri, facendo al tempo stesso della vera e propria divulgazione scientifica, è possibile farlo anche con la macchina fotografica. Divertire, incantare, rendere la bellezza delle cose che accadono in laboratorio, e farle arrivare a più persone possibile, a chi le scoperte del laboratorio appartengono di diritto. E fare tutto questo con un linguaggio fotografico adeguato, che conosca l’oggetto che sta cercando di rappresentare.

Appunto: i limerick sembrano solo banali poesiole che fanno sorridere, e invece possono scatenare riflessioni molto interessanti.

E mi piace pensare che non sia un caso che il convegno a cui domani andrò a dare un’occhiata (organizzato, tra gli altri, dal mio amico Mario di Elab), si intitoli GisTales: di dati, persone e strumenti. Si parla di cartografia, delle sue ultime frontiere, e dei sistemi, come Google Earth (“anche se meglio”, come mi è stato precisato), che hanno fatto fare un balzo avanti nella conoscenza di massa di questo settore. Mi piace l’accento sulla storia, anche in questo caso. A domani al GIS Day!

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  1. Grazie per gli elogi e la citazione. 🙂 Il programma del convegno mi ha ricordato il corso universitario di Topografia, con un docente esperto di aerofotogrammetria. I satelliti erano ancora di là da venire…

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