Mentre mi riprendo dai colpi che ho preso questa mattina in allenamento ricomincio a lavorare al mio romanzo. In questo momento sono nel mezzo della rilettura finale. Poi sarà il momento di trovargli una casa.

Mi sono reso conto che adoro fare questo genere di lavori di lunga portata, ma al tempo stesso ho bisogno di lavori – lubrificante per mandarli giù bene. Scrivere un romanzo ti prende, se va bene, un anno di tempo, e se uno è come me ogni tanto ha bisogno di un pò di solletico all’ego. Che è il motivo per cui scrivo qui: un attimo dopo aver ticchettato a caso sulla tastiera è pubblico.

Sto anche lavorando a un altro paio di cose. Ho dei fumetti da parte, nel caso foste anche voi dei disegnatori troppo scarsi per pagarvi uno sceneggiatore. Ho spedito una sinossi a uno scrittore abbastanza serio, ed essendo serio, dopo un primo scambio è sparito senza spiegarmi perché. No ma è ok, lo so che va così in questo mondo, niente di personale. Se ti becco ti picchio con il crik.

Di un’altra storia sto finendo il progetto, tre pagine che vorrei mandare in giro per editori. È una bella cosa in sedici tavole, in cui un’ambientazione distopica e di analisi sociale serve a nascondere la vera storia, un noir su un killer a cui hanno rapito la donna per fatti di droga. Nelle mie storie ultimamente entra sempre più spesso la droga, e dato che non fumo da quasi dieci anni, devo iniziare a chiedermene il motivo.

Va bene, era solo per fare nascere la categoria “El Jobbo”, che aggiornerò, spero, settimanalmente, spero. Ci sono cose anche più interessanti, e ovviamente del tutto inutili, che si prenderanno una categoria a sé (tipo le mie esperienze con il FitBit, ad esempio).

Buon lavoro.

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