Giusto un giro di riscaldamento prima di iniziare a lavorare su qualcos’altro di più impegnativo, stamattina. Ho sempre trovato che scrivere è più simile alla palestra o a un’attività artigiana, uno ha un respiro, un ritmo e un allenamento da seguire, deve prendere il fiato prima di iniziare con la roba più pesante e impegnativa. Molto simile alle arti marziali, per alcuni aspetti. O forse sono io che amo vedere collegamenti con le arti marziali dappertutto.
Questo post non so dove finirà. Forse sul blog del mio vecchio sito da fotografo, o su uno dei tanti blog che ho fatto partire in questi anni, cercando di avere una continuità. Mi piace avere un blog. Mi piace l’idea di avere un blog, una platea da cui dire cosa faccio e come la penso su certe cose, su cui postare cose che non vanno a finire da nessun’altra parte, e che non sono effimere come quelle sui social network. Ma mi sono reso conto che il genere di impegno che è consigliato dai social media guru, quelli che ti dicono che devi postare ogni tot di giorni su un certo argomento, non fa proprio per me. Io vado per accumulo, giorni e giorni senza postare una riga e poi fiumi di aggiornamento. Lontano dalle logiche del web. Ma fanculo le logiche del web, ovviamente.
Però non sarebbe male iniziare a pensare a un sito contenitore, da cui poi diffondere contenuto e spunti anche sui social media. Un pò il concetto di Indie Web, e io un sito ce l’ho già, si tratterebbe di aggiornarlo.
Una volta scrivevo un diario, poi mi sono reso conto che mi faceva pensare con troppa ossessività a me, al mio mondo interiore, e non penso di essere quel tipo di persona (RISATE DALLO SFONDO). Ora mi piacerebbe molto avere un luogo su cui scrivere riflessioni e cose estemporanee, giusto per non trasformarmi nell’Uomo che Urla per Strada. Ma, non avendo i mezzi e la fama di gente che tiene newsletters con migliaia di iscritti e può permettersi di trascurare i blog, l’unica via che ho è proprio questa. Forse, come ho detto più sopra, ristrutturerò il mio vecchio sito da fotografo in modo da farlo diventare una cosa più ibrida, una piattaforma da cui fare partire scritti e considerazioni. Alla fine, l’importante è scrivere. Writers write, e tutto questo genere di cose.
Sto in mezzo a un maledetto trasloco, per ora, per cui il tempo di lavorare e scrivere è poco. Che deve essere il motivo, poi, per cui cose su cui normalmente riesco a passare sopra con un pò di nervosismo mi fanno letteralmente esplodere. Solite cose – solite cose di un più che trentenne nella penisola italiana. E non aiuta il dover contrastare con il crearsi un lavoro, con il doversi pagare l’affitto con quello che si vuole fare.
Ho mandato due soggetti a un’Importante Editore di un Importante Settimanale a Fumetti. Conosco i personaggi benissimo, e delle quattro storie che avevo preparato ne ho mandate due. Belle storie, mi sono divertito un sacco a scriverle, con in più il piacevole e necessario contorno da scrittore maledetto: ero in una casa di un amico, in riva a un lago, e dopo dieci ore a lavorare andavo in un pub a bere Black Bush o Connemara. Deve essere anche per questo umore generale del periodo che per ora ho voglia di rimettermi a fumare.
(seriamente: se siete di quella zona, andate allo Shamrock. Gran bella atmosfera, gente simpatica, e un menù a parte per gli Irish Whiskey.)
Stamattina lavorerò invece a un progetto più lungo, per un’altra Casa Editrice Milanese Importante. Scrivo quelli che nel gergo televisivo americano si chiamerebbero Spec Script, tentativi di fare vedere che sono figo e professionale. Speriamo non mi scoprano, ho un sacco di musica punk e una fissa per il whisky che mi fregherebbe.
Parlando di serie televisive americane, adesso ne sto guardando tre. True Detective, Black Sails e la terza stagione di Sons of Anarchy. Tutte ugualmente belle, e tutte fatte benissimo. Non sono uno appassionatissimo di serie tv (non sono neanche un appassionato di tv, e a dirla tutta, in definitiva, per me quelli della televisione dovrebbero tutti bruciare all’inferno in una enorme melassa puzzolente, con un coro di metallari ubriachi che pisciano sulle loro teste), ma queste che sto guardando sono di altissimo livello. Prodotte benissimo e tutte basate sulla scrittura, sull’intreccio, sui colpi di scena e sullo sviluppo dei personaggi. Oltre che sull’atmosfera e sulla caratterizzazione, che in SOA è fatta talmente bene da aver procurato a Kurt Sutter, autore della serie, una nuvola costante di ammiratori che gli offrono favori sessuali e di qualsiasi altro tipo. Bella la vita, eh?
Non so per quanto ho scritto fino ad adesso. Mi sa che è l’ora di tornare a scrivere cose e cercare di farle funzionare per vivere. Avevo in mente di scrivere altro stamattina, cose oblique sul rapporto con gli altri, scritte con il tono di considerazioni generali quando in realtà vorrei parlare direttamente con certe persone in particolare, e chiedergli perché devono per forza rendere il mondo un posto di continue richieste sugli altri, di tentativi di farli sentire inadeguati e di aspettative in via di compressione rapida. Ma credo di avere ruminato abbastanza questa mattina. Per cui buon giorno, e a risentirci nei prossimi, se non rimarrò sepolto da qualche scatolone con tutta la mia collezione di Linus.