La routine mattutina prevede che io ingerisca informazioni in modo incontrollato per almeno un’ora. Quando va bene. Questa mattina, tra tweet dei difensori del Presidente del Consiglio che non sopportano di vederlo descritto come un essere meno che invincibile, la solita scorsa a Repubblica per vedere se riesco ancora a incazzarmi, e un articolo sul nuovo degli Shellac che non mi ha preso, ho letto un pezzo su una compagnia che si occupa di intelligenza artificiale. Il giro di parole era il solito: siamo impegnati da anni a simulare l’intelligenza umana, solo che abbiamo trovato un modo più innovativo di farlo, i nostri computer non sono programmati ma istruiti, non usano il solito approccio e via dicendo. Di solito in questi pezzi si esagera con il linguaggio, è facile dire che tu istruisci un computer se non devi spiegarmi che minchia significa, sei un figo, complimenti.

Qualcosa di interessante, però, l’ho trovato. A un certo punto il CEO dell’azienda dice che, se i computer fossero umani, classificheremmo il loro comportamento come schizofrenico, o autistico, o un’altra malattia psichiatrica grave. Dicendo che vogliamo robot, questi robot con questa scarsa intelligenza, per accudire i nostri malati e badare ai figli, in pratica stiamo dicendo che abbiamo delle cose molto importanti da fare, ma vogliamo delegarle a cani e gatti. Il che è vero, ed è quello che in media fa la nostra società: prende delle cose più o meno piacevoli e le toglie di mezzo per liberarci. Da cosa non si sa bene, ma ci liberano e ci fanno lavorare di più. La corporation che invece di programmare i computer li educa, invece, promette grandi cose, il computer di Star Trek a cui puoi parlare senza dovere spiegare ogni cazzo di cosa, e che quando tu gli chiedi un mojito non combina un disastro solo perché non ha il lime.

Mi piace sforzarmi di essere ottimista, con la nuova tecnologia che viene messa in circolazione o progettata. Ma sto iniziando a intuire che, complice anche un gigantesco Borg Complex che schiaccia la nostra società in modo tanto potente da essere diventato invisibile (se vuoi nascondere qualcosa, mettila ovunque), la visione ottimista a tutti i costi è diventata mainstream, e ci ha portato a una tecnologia che ci chiede di piegarci alle sue logiche, e non il contrario. Questo non sarebbe male di per sé, ma lo diventa nel momento in cui le decisioni su come debbano andare le nostre società non vengono più prese da soggetti legittimi, ma da gente che non vedremo mai in faccia. Non sto pensando a fantomatiche stanze dei bottoni, ma molto più semplicemente ai comportamenti di soggetti privati – aziende, associazioni – che di fatto stanno scavalcando gli stati. Che avranno tante tare, ma finora mi rappresentano di più del consiglio di amministrazione di un’azienda.

L’intelligenza a cui puoi insegnare tutto può essere un’ottima cosa, ovvio. Un pò meno ottimo è immaginarsi cosa può fare nella società a totalitarismo soft come la nostra, in cui il controllo è tanto diffuso quanto accettato socialmente. La tecnologia e le sue ricadute infatti andrebbero viste non con un’ottica ottimista per forza, ma inserite nella loro società di riferimento. Quella del caso Snowden, dell’architettura fatta apposta per allontanare i barboni indesiderati, degli apparati di sicurezza che si rinforzano e fanno carta straccia delle nostre costituzioni. In questo contesto non sento il bisogno di computer che affianchino gli apparati di controllo. Meglio che rimangano stupidi come adesso.

Tardi. Meglio andare a scrivere.

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