Sto un po’ smuovendo le cose, in questi giorni. Sto scrivendo un po’ più regolarmente e ho finalmente messo mano al mio vecchio sito, che in questo momento è in condizioni pietose perché, beh, problemi tecnici. Non ho voglia di lasciare scritti a fluttuare sulla mia scrivania come se fossero stronzi in attesa di finire nella loro fossa biologica, per cui facciamo che questo, che ho scritto ieri, lo metto qui. Quando avrò un sito vero cercherò di spostare le poche cose che non fanno schifo lì. Nel frattempo, grazie per la collaborazione, e fottetevi.
Quello che è successo a Colonia il primo giorno dell’anno sta lentamente scivolando dai titoloni al nulla assoluto nella tipica mossa da deficit dell’attenzione dei giornalisti italiani. Cose più importanti arrivano sul piatto, il parlamento italiano riapre e quei cattivoni dell’Isis non hanno mancato di farsi vivi con un attentato in un luogo turistico. Cosa di cui non li ringrazieremo mai abbastanza, ci riempiono i titoli di carne fresca e hanno avuto anche il buon senso di andare in un posto molto fotografato e frequentato da turisti occidentali, non quelle robe che nessuno si caga neanche per sbaglio.
Dunque, qualsiasi cosa sia successo, siamo costretti a non sentirne più parlare da una logica di cui nessuno si assume la responsabilità. Dovremo accontentarci di quello che si è saputo fino ad adesso. C’è stato un attacco coordinato, ma forse no, di non si sa quante persone a non si sa quante donne, e non si sa quanti uomini di non si sa quale nazionalità sono stati fermati per non si sa quale capo d’accusa.
Il momento per parlarne sul serio e sguinzagliare reporter che fanno domande a destra e a manca sarebbe proprio questo, e invece, con mossa da maestri, i giornali italiani hanno iniziato la ritirata verso il fondo delle home page. L’inferno di Colonia, come se fosse stato un altro Bataclan (con tutto il rispetto per le donne molestate a Colonia, sono due cose diverse). L’attacco coordinato e pianificato sulla rete, ovviamente, anche se nessuno ha prove di un simile coordinamento. Il fatto che fossero tutti neri forse costituisce prova a carico.
Lo so, sono un fissato, ma non è colpa mia. È il sistema dei media, il sistema politico, è come funzionano le nostre teste. Diamo più attenzione alla rappresentazione che non a come vanno le cose, ci piace divertirci con i nostri filmini mentali, come se ci gustassimo ogni volta una bella pugnetta raccontandola poi ai nostri amici come se fosse la migliore delle scopate della nostra generazione. Il modo in cui viene raccontata e recepita la vicenda di Colonia dice tantissimo su di noi, prima ancora che su immigrati e rapporti con le donne. Quando ci si allena a lungo a reagire a certi stimoli in un certo modo poi si acquisisce uno stile: succede nello sport e in un sacco di altre cose divertenti – politica, sesso, guerra, gelato. Il modo in cui si reagisce a stimoli analoghi ci può dire molto su come è fatta una persona, un gruppo, una società.
Questo, a parità di stimolo. E lo stimolo, per Colonia, è confuso. I giorni passano, le inchieste sono in corso, e le cose che si sanno sono poche. Sono state presentate 516 denunce da altrettante donne per quella notte, di cui “il 40% per molestie sessuali” (ma i numeri cambiano velocemente per ora). Sono stati fermati, finora, 19 uomini, tutti stranieri, alcuni irregolari e alcuni con permesso di soggiorno. Sono state raccolte diverse testimonianze di donne che quella sera si trovavano a Colonia e sono state molestate. Su alcune c’è stato un tentativo di stupro. Le indagini continuano, una frase che normalmente dovrebbe essere rassicurante ma che, superata l’età in cui si crede ancora che la polizia non menta (cinque anni), suona più come “stiamo cercando un atterraggio morbido”. Sicuramente la polizia ha giocato male fin dall’inizio, cercando di coprire gli avvenimenti, poi di minimizzarli, poi di fare passare sotto silenzio tutte le sue mancanze.
Quello che si sa, che si sa davvero, è tutto qui. Il resto sono tutte cose che ci mettiamo noi, che proiettiamo, come si direbbe sul lettino di uno psicanalista, su una storia confusa e ancora priva di contorni. Il nostro cervelluzzo privo di immaginazione (maledetti proibizionisti) detesta le cose prive di contorno e allora cerca di aggiustarle a modo suo, con gli elementi che ha e secondo le sue predisposizioni e preferenze porcelle. In questo caso, perversioni vere e proprie radicate nella psiche dell’uomo bianco da almeno tre secoli: il Terribile Uomo Nero con Cazzo Lungo che viene a toglierci le Nostre Donne e a violentarcele, l’Invasore Selvaggio che noi accogliamo amichevolmente e ce lo mette nel culo. Se come me avete avuto la curiosità di seguire la vicenda dall’inizio e appartenete alla Kasta di chi sa usare Google Alerts e le liste news di Twitter (perdonami Hank Moody per come sto sputtanando la mia stessa lingua), avrete visto che la parola “nordafricani” è apparsa fin da subito negli articoli che davano notizia della notte delle molestie a Colonia, e con “fin da subito” intendo dire nel cazzo di occhiello dei titoli. Prima ancora che si sapesse bene che cosa fosse successo. Suggerimento: non si sa bene neanche adesso. Come mai si parlava già allora di nordafricani, di gente che strappava il permesso di soggiorno in faccia ai poliziotti? In che lingua lo avrebbero detto al poliziotto tedesco, in inglese, in tedesco, direttamente in nordafricano per fare prima, sperando che i poliziotti tedeschi parlassero il dialetto berbero?
Questo ci porterebbe a concludere che no, non possono essere stati assolutamente degli immigrati, dei richiedenti asilo. Altra minchiata. Potrebbe essere stato chiunque. Il punto, come spero sia chiaro, è: non ne sapete un cazzo. Non potete parlarne, nemmeno per difendere a tutti i costi il multiculturalismo o quale che sia la bandiera che vi fa sentire degli esseri umani migliori in questo periodo, e non potete parlarne perché non avete elementi in mano per farlo. Chiudete il becco.
Che poi, in che modo, esattamente, i crimini di una decina, un centinaio, fosse anche un migliaio di immigrati dovrebbero ricadere sul rimanente milione? Ma non era una società democratica questa, in cui la responsabilità è personale e in cui non si fanno processi sommari a interi gruppi sociali?
Il che ci porta all’argomento successivo, quello della violenza di genere. A Colonia è questo che è successo. Degli uomini hanno aggredito delle donne in quanto tali, pensando di essere legittimati a farlo, pensando di poterla fare franca. Anche in questo caso, però, ci sono diversi casi di ridicolo di cui ci si dovrebbe occupare. Ah. Il ridicolo. Che grosso problema aver abbassato così la tacca. Qualcuno pensa di avere degli argomenti solo per il fatto di essere offeso da qualcosa. Il mondo deve FARE QUALCOSA per riparare all’offesa. Beh, che io ricordi, essere offesi è uno stato d’animo e non significa proprio un cazzo nel mondo dell’argomentazione razionale. Da quando gli stati d’animo hanno dignità nel discorso pubblico? Da quando abbiamo perso il senso del ridicolo, appunto.
Ma divago. Dicevamo delle violenze di genere, altra reazione automatica del nostro cervello collettivo nutrito ad antidepressivi di fronte a casi come questo. Giustamente, giustamente. Però non vedo la necessità di incolpare l’intero genere maschile per quello che hanno fatto un migliaio di rappresentanti, a volere proprio andare di mano larga, dei suoi rappresentanti. Li conosco, tutti quei discorsi sulla cultura patriarcale e su come gli uomini siano tenuti a caricarsi sulle spalle la colpa di essere nati con una nerchia pendula in mezzo alle gambe. Ma posso assicurarvi che io e molte altre migliaia di persone simili a me non abbiamo nulla a che spartire con quelli che passano la sera di capodanno palpeggiando. Siamo splendidi esemplari di uomini occidentali etero e bianchi capaci di rispettare le donne, il loro posto nel mondo, i loro diritti, la loro identità. Non abbiamo nulla a che fare con quelli lì, e non sono disposto ad assumermi responsabilità per cose che non ho fatto solo perché sono come sono, non più di quanto sia disposto ad assumermi responsabilità per quello che fanno altri odiosi esseri umani bianchi quando si lanciano in qualche stupida follia neocoloniale. Mi spiace, ma me ne tiro fuori. Passate quando avrete capito il significato delle parole responsabilità individuale.
Detto questo, la cosa curiosa di questo argomento è il modo in cui molti uomini bianchi etero eccetera genuinamente misogini e razzisti si stiano scoprendo femministi al solo scopo di alimentare il proprio razzismo e, in sovrappiù, di prendersela con il femminismo vero. Che sì, avrà un mucchio di pecche teoriche, ma non ce li vedo questi qui impegnati in un seminario su Simone de Beauvoir. Molti vedono il femminismo come un raduno di isteriche impegnate a bullizzare il più possibile gli uomini, ma questa visione cosa accidenti c’entra con quello che è successo a Colonia la notte di capodanno? Perché tra i commenti on line e nella mia timeline Twitter, quella cloaca a cui mi sono tanto affezionato, devo leggere cose come 121 donne stuprate a Colonia, grazie tante femministe?
Ci si vuole togliere i sassi dalle scarpe, va bene. Ma allora perché non tirare in ballo altra roba? 512 denunce, grazie mille buco nell’ozono. Il femminismo c’entra, nella testa di alcuni poveretti, perché si tratta di donne, argomento di cui il femminismo, talvolta, si occupa. Quindi, daje. Lanciamoci contro un movimento di pensiero perché ehi, a capodanno è successo qualcosa di strano di cui ancora non abbiamo un’idea chiara, ma sicuramente dato che si tratta di donne devono entrarci loro, le femministe che vanno in piazza a chiedere uguali diritti ma poi l’uguaglianza se la scordano quando è l’ora del conto al ristorante. Ah! SGAMATE!
Essendo cresciuto durante quella follia della Guerra al Terrore riesco a sentire puzza di reazione quando ancora le carcasse sono dietro l’orizzonte, e questo, credetemi, è uno di quei casi. Le Nostre Donne, la Minaccia Nera. Manca solo la richiesta di maggiore protezione. Ah no, ecco: si deve iniziare a controllare meglio gli accessi, e naturalmente bisogna impiegare più uomini e mezzi della polizia. Mio Dio, non vi sentireste molto più tranquilli anche voi, se decine di poliziotti in più venissero impiegati a salvaguardare l’onore e l’integrità delle Nostre Donne?
Finiamo così. Una volta mi invitarono a una festa. Doveva essere una mangiata di pizza con annesse birre, ma una volta arrivati in quell’appartamento buio e pieno di fumo nel centro di Bologna scoprii che non c’era da mangiare, e non c’era neanche la birra, solo tre bottiglie di tequila, due di Jagermester e altri superalcolici di colore chiaro di cui non ricordo l’etichetta. Rifiutare sarebbe stato scortese, e poi un bicchiere cosa mi avrebbe potuto fare? Ovviamente due ore dopo ero ubriaco marcio, e a stomaco vuoto, e ricordo anche di avere avuto un attimo di euforia prima di collassare stordito e iniziare a vomitare interi barili e stare male per le successive ventiquattro ore.
Ecco. L’idea di risolvere i nostri problemi di sicurezza mettendo più polizia in giro mi fa esattamente lo stesso effetto: prima un pò di ebrezza, poi sto male, poi ho idea che non mi riprenderò mai più. Imparate a dire di no, lo dicono anche le pubblicità progresso, le fa lo stesso governo a cui chiediamo di proteggerci. Fidatevi di loro una volta tanto. E se proprio dovete vomitare fatelo in bagno, non nella testa della gente.