Finalmente da Roma arriva una notizia chiara, le Olimpiadi del 2024 non si faranno nella Capitale. Questo mette fine all’inconcludenza esibita dalla giunta Raggi fin dall’inizio della sua avventura, dato che quella sulle olimpiadi è la sua prima vera decisione. Il Comitato Olimpico e chiunque sperava in un palcoscenico internazionale di rilancio per Roma si rassegnerà o passerà a città che hanno già dimostrato di saper organizzare eventi internazionali, come Milano.

Anche se decidere qualcosa è sempre meglio di niente, è utile vedere qual è il processo che porta a una decisione e quali saranno le sue conseguenze. L’argomento principale per opporsi alle olimpiadi da parte del Movimento 5 stelle è, tanto per cambiare, quello economico, il principe dei motivi che possono usarsi in un’epoca dominata dal calcolo come la nostra. Secondo il pensiero corrente le olimpiadi costano troppo e danno troppi grattacapi e nessun vantaggio a chi decide di ospitarle. Meglio lasciare che siano altri, meno furbi e più sprovveduti di noi, a organizzarle. A questo approccio, che ha tutte le apparenze della razionalità ma stranamente non presenta mai calcoli, studi o pareri tecnici, come ci si aspetterebbe da persone che parlano in modo razionale e pronte a supportare le proprie argomentazioni, se ne affianca un altro che verrebbe definito politico se per il Movimento Cinque Stelle la politica non fosse una parolaccia. Giusto o sbagliato che sia i governanti pentastellati sono convinti che la classe dirigente e imprenditoriale romana, e più in generale italiana, non sia degna di fiducia nel gestire un evento come le Olimpiadi, e dunque è meglio togliere subito qualsiasi tentazione e lasciare che i soldi siano usati per attività più proficue.

Su quest’ultimo argomento ci sarebbe tanto da discutere. Non tutta la classe dirigente è così disastrata, e si possono sempre usare gli strumenti adatti per impedire alla corruzione di prendere piede. Ma soprattutto ora c’è il Movimento 5 Stelle a fare da argine e sarà al governo di Roma per i prossimi cinque anni, o anche i prossimi dieci se governerà così bene come dicono i suoi esponenti. Chi meglio di loro per vigilare che le opere per le Olimpiadi si svolgano nel migliore dei modi? Se io mi sentissi molto superiore a qualcuno nel fare qualcosa e lo sbandierassi di continuo ai quattro venti non mi tirerei indietro, quando mi venisse offerta l’opportunità di dimostrare la mia bravura. Al contrario, ci sguazzerei dentro e farei in modo da fare funzionare finalmente le cose come voglio io, e sfruttando una grande opportunità, non lavoretti di poco conto.

L’unico motivo per tirarsi indietro sarebbe la consapevolezza di non essere così bravi. Le Olimpiadi, per una classe politica impreparata, sono una rogna da cui stare lontani. Forse il Movimento Cinque Stelle inizia a capire che non basta girare in scooter e alzare la voce dicendo qualcosa che ci fa sentire furbi per governare, e questa consapevolezza piace talmente poco che si tirano indietro di fronte alla prima occasione per dimostrare quanto valgono.

Ma queste sono solo supposizioni. Gli argomenti a sfavore delle Olimpiadi sono seri tanto quanto quelli a favore. Le grandi manifestazioni attirano la corruzione come il collo di Berlusconi una cravatta a pois. È un problema serio, come hanno dimostrato le recenti Olimpiadi di Rio (sulle cravatte a pois ormai ci siamo rassegnati). Le risorse economiche da pompare nell’organizzazione sono onerose, forse troppo per un paese che non sta crescendo e che preferisce ancora mantenere un sacco di gente che non ha merito né competenze ma ha un lavoro e non può essere licenziata. Certo, ci sarebbe quel piccolo particolare che l’Italia ha già organizzato le Olimpiadi, in un periodo in cui cresceva molto ma era ancora una società semi rurale, con un sacco di analfabeti e un PIL non paragonabile a quello che oggi ci permette di sedere nel G8. Questa minuzia viene ribaltata con un altro argomento economico, secondo cui staremmo ancora pagando quelle Olimpiadi, ma per sfortuna anche in questo caso nessuno ha dimostrato con dei dati quanto questa obiezione sia affidabile. Potrebbe esserlo, o potrebbe essere il classico luogo comune a cui si crede per pigrizia. Il resto degli argomenti richiama alla memoria tempi andati in cui gli italiani erano affidabili, si andava in giro in cinquecento, c’era la lira e tutto andava meglio, non come adesso, con tutti questi euro e immigrati e politici.

Dunque l’Italia del 2016, con le sue risorse umane, culturali, economiche e tecnologiche non può organizzare una manifestazione che proprio quest’anno si è svolta in un’economia in via di sviluppo. A volte si insinua che ormai le Olimpiadi sarebbero una manifestazione corrotta fatta per economie ansiose di dimostrare di essere grandi e disposte a farsi abbindolare dagli sponsor. Sicuramente non per gente cresciuta come noi. A Londra, Pechino e Tokyo, solo per citare le due precedenti edizioni e la prossima, saranno contenti di essere considerati abitanti poco adeguati a stare tra i raffinati della Terra.

L’Italia dunque non ha il coraggio, la cultura e le risorse per fare una cosa che qualsiasi altra grande potenza mondiale non vede l’ora di poter organizzare. Abbiamo tutti i nostri buoni motivi, chi lo nega? C’è sempre una buona ragione per non fare nulla, non toccare nulla, non andare avanti, non discutere nemmeno di quello che potrebbe essere fatto. Ancora qualche anno di prudenza e il nostro posto tra i paesi progrediti sarà preso da chi se lo merita, da paesi desiderosi di guardare avanti e di lavorare duro per crescere. Noi a quel punto spariremo anche dalle competizioni sportive. Mandare atleti in giro per il mondo costa, e poi che senso ha competere, quando sappiamo già di essere i migliori?

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