Gli antiguerra non fanno che sottolineare l’indisponibilità Ucraina al negoziato, ma hanno questa strana memoria selettiva che gli fa dimenticare tutte le volte in cui a sputare sulla diplomazia sono stati i russi. Come quando bombardarono Kyiv durante la visita del segretario generale dell’Onu. O come quando dopo un referendum farsa dichiararono l’annessione di quattro oblast ucraini, mossa che ha l’effetto giuridico di vietarne la cessione agli ucraini. Anche in questo caso i critici non sono pervenuti, si concentrano sul decreto con cui la presidenza ucraina dichiara impossibile negoziare con Putin, due settimane dopo.

Curioso effetto quello che rovescia sull’invaso una chiusura totale che parte dall’invasore. Nel pieno senso della parola: l’invasione stessa è non disponibilità alla soluzione diplomatica, è tentativo di prendersi con la forza un territorio. Tutta questa guerra è stata fin dal suo apparire la negazione della diplomazia, eppure non una parola si spreca su questo.

Poi si può discutere sulla fiacchezza occidentale nel proporre un negoziato. Ma in questa situazione chi propone la diplomazia come alternativa alle armi, e non come loro complemento, non fa che chiedere una pace militare in cui si dà alla Russia quello che vuole, di fatto fregando gli ucraini del loro stesso territorio.

Ancora una volta, la sparizione degli ucraini come soggetto: quel pezzo di opinione pubblica vorrebbe che noi negoziassimo sulla testa degli ucraini, imponendo loro le condizioni che preferiamo per la pace.

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